Curiosità dell’architettura romana
Ho iniziato il mio lavoro di agente immobiliare nel quartiere Pinciano-Parioli, a due passi da villa Borghese. Ogni mattina, per andare in ufficio a Piazza Verdi mi fermavo al semaforo tra via Giovanni Paisiello e via Vincenzo Bellini. Alzavo gli occhi verso lo strano palazzo che si erge all’angolo. Con il tempo e vedendo tanti studenti di architettura attenti a contemplarlo, mi sono informata ed ho compreso il perchè di tanto interesse su quei due stili architettonici sovrapposti.
In realtà il nome di quel palazzo è Villino Alatri, realizzato tra il 1924 ed il 1928, su progetto di Vittorio Ballio Morpurgo su commissione della famiglia Alatri.
Aveva un impianto ad L, con due lati adiacenti alle strade (via Paisiello e via Vincenzo Bellini) e gli altri due aperti sul giardino privato a cui si accedeva da via Paisiello; l’edificio era di due piani fuori terra, con attico, abbaini e seminterrato dove erano i locali caldaia, ripostigli, garage e piccolo alloggio per portiere. Nel primo dei due piani fuori terra, erano presenti due grandi logge, alle estremità del prospetto su via Bellini.

Lo stile era secondo i principi in voga in quegli anni: nicchie con all’interno finestre, balconi a sporgenza, logge, bugnato in posizione angolare, pinnacoli in posizione apicale sulla torretta…era il lezioso stile barocchetto romano!
Nuovo progetto di sopraelevazione
Nel 1931 si ha la variazione del piano particolareggiato di zona di Roma; come conseguenza nasce la volontà di sopraelevare di tre piani il villino Alatri.
La committenza dell’opera fu delle famiglie Bonetti, Golinelli e Guavento. Gli architetti coinvolti furono Mario Ridolfi, Mario Fiorentino e Volfango Frankl.
Ridolfi e Fiorentino riducono la preesistente struttura a semplice basamento della nuova in cemento armato. La volumetria del nuovo, sovrasta nettamente quella dell’originario villino Alatri.
La sopraelevazione del villino Alatri fu uno dei primi progetti del secondo dopoguerra, in opposizione alle posizioni più accademiche. Soprattutto Ridolfi fu autore del carattere così innovativo e rivoluzionario del villino Alatri.
Progettazione e realizzazione
La progettazione della sopraelevazione durò dal 1948 al giugno del 1950; i lavori per la realizzazione fino al 1952.
Per prima cosa fu aumentata la superficie del villino Alatri originario a spese del giardino e della terrazza aperta su via Paisiello. Poi furono rimossi l’attico, l’altana e le coperture, al posto dei quali furono costruiti i tre piani del fabbricato.
I tre architetti operarono una netta rottura stilistica rispetto a quella del villino originario. Si rifecero agli stilemi del Movimento Moderno, con terrazzi lungo l’intera cornice dell’edificio, ampio uso delle vetrate, pilastri e strutture di sostegno a vista, eterogeneità e asimmetricità delle facciate.
La rivoluzione del Movimento Moderno è stata, prima di ogni altra cosa, una rivoluzione tipologica: non c’è stato edificio che ha mantenuto, a rivoluzione compiuta, il tipo o i tipi, il modello o i modelli che esistevano prima.
( Ludovico Quaroni, Progettare un edificio, 8 lezioni di architettura)
Il villino Alatri rappresenta per l’architettura romana un contrasto netto e riconoscibile nel contesto del quartiere Pinciano. Due tendenze architettoniche del ‘900 italiano e romano in particolare, fuse in un’unica struttura.
Nella mia carriera professionale di consulente immobiliare abilitato, ho venduto e locato tanti appartamenti nei palazzi limitrofi al villino Alatri, ma mai nel palazzo stesso.
Non dimenticherò mai però una cliente che lasciandomi una richiesta per la ricerca della sua casa, sottolineò che in quel palazzo avrebbe gradito un appartamento, solo se posto nei primi due piani, quelli cioè dello stile originario, secondo lei di maggior valore, perchè “d’epoca”!
A presto per altre curiosità urbanistico-immobiliari della nostra bella Roma!
Cristina